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Nasci solo e muori solo e nella parentesi la solitudine è talmente grande che devi condividere la vita. (Erich Fromm)

venerdì 16 dicembre 2011

La tradizione del Vischio

vischio-bacche


Il rametto di vischio, che durante le feste natalizie appendiamo agli usci delle case, viene considerato un amuleto portafortuna. Bisogna raccoglierlo ma non con la mano sinistra: un tempo si faceva cadere colpendolo con un bastone o una freccia e si doveva afferrarne il cespo al volo prima che toccasse terra. Tutta questa supersitizione è ispirata al simbolismo di questa pianta semiparassita e sempreverde che vive sui rami del pino silvestre, del melo e del pero, ma anche della quercia.
Secondo un'altra credenza, se si passa in coppia sotto un cespetto di vischio. ci si deve baciare: se una ragazza non riceve questo bacio rituale non si sposerà nell'anno successivo. Nella notte del 6 gennaio, in Inghilterra. per scongiurare il pericolo di rimanere zitelle, se ne deve bruciare il mazzo che ha addobbato la casa durante le feste natalizie.
Queste tradizioni provengono direttamente dai Celti che consideravano il vischio donato dagli dei poiché non aveva radici e cresceva come parassita sul ramo di un'altra pianta. Si diceva che nascesse là dove era caduta la folgore: simbolo di una discesa della divinità, e dunque di immortalità e rigenerazione. "I Druidi non considerano niente di più sacro del vischio e dell'albero su cui esso cresce, purché si tratti di un rovere" scriveva Plinio il Vecchio. "Scelgono come sacri i boschi di rovere in quanto tali, e non compiono nessun rito religioso se non hanno fronde di quest'albero, tanto che il termine Druidi può sembrare di derivazione greca. In realtà essi ritengono tutto ciò che nasce sulle piante di rovere come inviato dal cielo, un segno che l'albero è stato scelto dalla divinità stessa. Peraltro il vischio di rovere è molto raro a trovarsi e quando viene scoperto lo si raccoglie con grande devozione: innanzitutto al sesto giorno della luna (che segna per loro l'inizio del mese, dell'anno e del secolo, ogni trent'anni) e questo perché in tale giorno la luna ha già abbastanza forza e non è a mezzo. Il nome che hanno dato al vischio significa, che guarisce tutto. Dopo aver apprestato secondo il rituale il sacrificio e il banchetto ai piedi dell'albero, fanno avvicinare due tori bianchi ai quali per la prima volta vengono legate le corna".
Il capo dei Druidi coglieva il vischio con una falce d'oro; gli altri Druidi, vestiti di tuniche bianche, la mettevano in un bacile d'oro che esponevano poi alla venerazione del popolo. Essi attribuivano al vischio numerose proprietà curative: lo immergevano nell'acqua che distribuivano a chi la desiderava per guarire da qualche male o per preservarsi da future malattie o sortilegi. "Ritengono che il vischio, preso in pozione, - continuava scetticamente lo scrittore latino - dia la capacità di riprodursi a qualunque animale sterile e che sia un rimedio contro tutti i veleni: così grande è la devozione che certi popoli rivolgono a cose per lo più prive d'importanza".
"Questa congettura - scrive Frazer nel Ramo d'oro - è confermata dal nome di scopa del fulmine che vien dato al vischio nel cantone svizzero di Argau, perché questo epiteto implica chiaramente la stessa connessione tra il parassita e il fulmine; anzi la scopa del fulmine è un nome comune in Germania per ogni escrescenza cespugliosa o a guisa di nido che cresca su un ramo perché gli ignoranti credono realmente che questi organismi parassitici siano un prodotto del fulmine. Se vi è una qualche verità in questa congettura, la vera ragione per cui i Druidi adoravano un albero portante il vischio più di tutti gli alberi della foresta, era la credenza che ciascuna di quelle querce non fosse stata colpita dal fulmine ma portasse sui rami una visibile emanazione del fuoco celeste; così che tagliando il vischio coi mistici riti si procuravano tutte le proprietà magiche del fulmine".
Le usanze druidiche continuarono in Francia anche dopo la sua cristianizzazione, tant'è vero che ancora nel quindicesimo secolo la gente partecipava a una cerimonia che, detta guilanleuf o auguilanneuf (vischio dell'anno nuovo), ricordava quella druidica.
Di vischio vi sono tanti tipi; i più diffusi hanno bacche giallo-biancastre mentre quello della quercia, molto più raro e per questo apprezzato dai Celti, le ha giallastre. "Forse il nome può derivare - congettura il Frazer - dal ricco color d'oro che assume un ramo di vischio qualche mese dopo essere stato tagliato: tutto il ramo sembra effettivamente un ramo d'oro. I contadini bretoni attaccano dei grandi mazzi sulle facciate delle loro case e al mese di giugno questi mazzi sono impressionanti per lo splendore dorato del fogliame”.
Se il vischio raccolto in un solstizio scopre l'oro, è evidentemente della stessa natura del sole, che a sua volta è "il fuoco celeste", la manifestazione visibile della divinità suprema. "Se si credeva - commenta Frazer - che il ramo giallo e secco del vischio nei tristi boschi dell'autunno contenesse la semenza del fuoco, un viaggiatore sperduto nelle tenebre sotterranee quale migliore compagno poteva portar seco d'un ramo che serviva da lampada, per rischiarare i suoi passi, e da bastone fra le sue mani? Armato di esso poteva arditamente affrontare gli spaventosi spettri che gli avrebbero attraversato la strada nel suo avventuroso viaggio. Così quando Enea lasciando la foresta arriva alle sponde dello Stige, che serpeggia lentamente per la palude infernale, e il selvaggio nocchiero gli rifiuta il passaggio nella sua barca, egli non deve far altro che togliere dal seno e mostrargli il ramo d'oro e il fanfarone a quella vista, si calma subito e accoglie amabilmente l'eroe nella sua fragile barca che si immerge profondamente nell'acqua sotto l'insolito peso di un uomo vivo. Anche in epoca recente, come abbiamo visto, si è considerato il vischio come una protezione contro le streghe e gnomi, ed è perciò naturale che gli antichi gli abbiano attribuito la stessa virtù magica. E se il frutto parassita può, come credono alcuni nostri contadini, aprire tutte le porte, perché non sarebbe potuto essere un “Apriti, Sesamo!” nelle mani di Enea per schiudere le porte della morte?”

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2 commenti:

  1. Adoro il vischio!mi piace averne sempre un rametto quando lo trovo,ma non conoscevo tutte queste belle storielle legate ad esso.Menomale che ci sei tu cara Fiore che ci informi!Anche tu sei speciale,grazie dei tuoi commenti sempre dolci.un bacione,Rosetta

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  2. Tesoro mio sei sempre una scoperta fantastica.....
    Come tutti conosco il Vischio,ed ho sentito "parlare" di lui.....
    Ma così accuratamente no.....
    Sono affascinanti le sue storie.....
    Ti aguruo un sereno fine settimana!!
    Un abbraccione grande grande
    Sabry!!

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