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Nasci solo e muori solo e nella parentesi la solitudine è talmente grande che devi condividere la vita. (Erich Fromm)

sabato 23 aprile 2011

RIFLESSIONE DI PASQ

IL PIANTO DEGLI AGNELLI E IL DOLORE DEL MONDO - di Susanna Tamaro




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La Pasqua si avvicina. Gli scaffali dei supermercati sono un trionfo di uova di cioccolata di ogni dimensione, di colombe con tutte le possibili varianti — con uvetta, senza uvetta, ricoperte di cioccolata, con lo zabaione — per accontentare i gusti più stravaganti. Da qualche anno poi, alle più tradizionali colombe, si sono affiancati dolci a forma di campane e di agnelli, anche questi in svariate versioni. Per chi vive in campagna, e ha lo sguardo abituato ad osservare ciò che succede nella realtà circostante, la Pasqua è quel momento in cui le gemme sui rami iniziano a ingrossarsi e i peschi e gli albicocchi, spesso temerariamente, schiudono i loro fiori. Le prime lucertole si svegliano e il loro fruscio si sente in prossimità dei muretti mentre le uova dei rospi, avvolte a migliaia da una lunga collana gelatinosa, ondeggiano tra le piante dei laghetti. Nel sottobosco spuntano le primule, le violette, i crochi, le pervinche e il mesto pigolio invernale degli uccelli si trasforma nella grande sinfonia che prelude al corteggiamento.
Il periodo che precede la Pasqua è il periodo in cui la vita si muove nuovamente verso la sua pienezza e, con questa sua forza oggi così poco compresa, spinge anche noi a rinnovarci, ad abbracciare con una nuova visione lo scorrere incerto della vita. Anche molti animali partecipano a questo rinnovamento. La maggior parte dei capretti e degli agnelli nascono con la luna piena di febbraio e, dopo i primi giorni di timidezza trascorsi zampettando dietro l'ombra rassicurante della madre, si lanciano in corse scatenate con i coetanei del gregge. Chi non ha mai visto gli agnellini giocare, non avrà mai un'immagine chiara della gioia che può pervadere la vita. Si inseguono in gruppi, sterzano, cambiano direzione, saltellano sulle zampe anteriori e posteriori, se c'è un punto più alto nel pascolo, una roccia, un tronco abbattuto, un fontanile, fanno a gara a saltarvi sopra e questo per loro è il massimo divertimento, e poi di nuovo riprendono a rincorrersi, ogni tanto si affrontano e si caricano a testate, simulando l'età adulta. Poi le madri li richiamano, e allora è tutto un correre, un raggiungere con misteriosa abilità, tra la folla del gregge, la propria genitrice, uno spingere con testa, un vibrare di codine soddisfatte. Sul pascolo scende allora il tenero silenzio della poppata. Ma poi un giorno, poco prima della Pasqua, mentre gli agnellini pan di spagna sorridono invitanti sui banchi dei supermercati, nelle campagne arrivano i furgoni e caricano i piccoli delle pecore e delle capre. La gioia se ne va dai pascoli e subentrano gli strazianti belati delle madri che per tre giorni corrono incredule da un lato all'altro chiamando a gran voce le loro creature con le mammelle gonfie di latte. Poi, dopo tanta agitazione, sulle campagne scende il silenzio e i pascoli tornano ad essere delle distese brulle in cui i corvi zampettano tra le madri svuotate dal dolore. Intanto gli agnellini, avvolti nel cellophan, sono arrivati nei banconi dei supermercati: interi, a pezzi, o solo la testa, che pare sia una prelibatezza. Non posso non sussultare quando vedo, schiacciati dalla pellicola, quegli occhi opachi e quei dentini che già strappavano la prima erba.
L'altro giorno mi ha chiamato un'amica che lavora vicino al mattatoio. «Mi sono messa i tappi, ma non serve a niente. Vengono scaricati ogni giorno, a centinaia, e urlano con voci da bambini, disperate, rauche, in preda al terrore, ma, a parte me, nessuno sembra farci caso. In fondo ogni anno è così. È la vita, è la tradizione, è Pasqua e questo è il rumore della Pasqua». Già, perché la Pasqua è soprattutto un pranzo tradizionale, una mangiata di quelle che si fanno di rado, con l'abbacchio trionfante in mezzo alla tavola, un abbacchio ridotto a prelibatezza culinaria, a segno di una cultura gastronomica mai tradita, spogliato da ogni valenza che superi il tratto gastrointestinale. Ma in quei belati, in quelle urla, in quella vita che è pura innocenza, non è forse celata la domanda più profonda sul senso dell'esistere? Perché la morte irrompe e devasta, senza guardare in faccia nessuno. Nella nostra società così asettica e così impregnata di onnipotenza, lo dimentichiamo un po' troppo spesso, ma dimenticare l'ingombrante presenza della morte vuol dire abdicare, fin da principio, al senso della vita. Quando la morte scende su uno dei miei animali, gli altri fanno dei lunghi giri per non avvicinarsi al corpo, per non guardarlo e, per qualche giorno, il loro comportamento cambia, diventa stranamente assente, come se qualcosa, al loro interno, all'improvviso avesse cominciato a vibrare in modo diverso. La contemplazione della morte non può non provocare un profondo senso di timore, timore per quell'occhio brillante che improvvisamente diventa opaco, per quel vivo tepore che si trasforma in fredda rigidità. È per questa ragione che tutte le culture dell'uomo hanno sviluppato dei rituali di macellazione per rendere questo passaggio meno temibile — temibile per l'animale, ma temibile soprattutto per noi, temibile per la potenza evocativa racchiusa nel sangue che scorre.
Ma in una società come la nostra, totalmente profana, in cui nulla è più sacro e gli unici timori concessi sono legati alla materia, la catena di morte del macello non è che una realtà tra le altre. Le urla degli agnelli sono un rumore di fondo, uno dei mille rumori che frastornano i nostri giorni. E forse non sapere ascoltare questo lamento è il non saper ascoltare tutti i lamenti — i lamenti delle vittime delle guerre, dei malati, dei bambini torturati, uccisi, delle persone seviziate, abbandonate, dei perseguitati, di tutte quelle voci che invano gridano verso il cielo. È anche il non saper ascoltare il nostro lamento, di persone sazie, annoiate, risentite, incapaci di vedere altro orizzonte oltre quello del nostro minuscolo ego, incapaci di interrogarci, di affrontare le grandi domande e di accettare il timore che, da esse, inevitabilmente deriva. Sdraiati sul comodo divano della teodicea, continuiamo a ripetere che Dio non può esistere perché permette il male degli innocenti e questo assunto ci placa, ci quieta, ci mette dalla parte della ragione, proteggendoci dall'insonnia delle notti e dall'angoscia straziante del dolore del mondo. Quanti orrori — e quanti errori — derivano da quest'immagine di Dio onnipotente, da quest'idea di un Dio con la barba, seduto su una nuvola, parente stretto di Zeus, con i fulmini in mano, pronto a scagliarli sugli empi della terra. L'onnipotenza di questa società ipertecnologica, non deriva forse proprio da questo? Dio non è onnipotente, come ci aveva promesso, e dunque diventa nostro compito assumerci l'onnipotenza, raddrizzare le cose storte in cose dritte, creare il paradiso in terra, un paradiso in cui la giustizia finalmente trionfa, grazie alle nostre leggi. Il paradiso in terra però, come già abbondantemente ci hanno mostrato le tragedie del Novecento, ben presto si trasforma nel suo opposto perché, quando l'uomo crede di agire unicamente secondo i principi assoluti della ragione, sta già srotolando un reticolato e prepara potenti luci al neon per illuminare ogni angolo della prigione.
Forse il pianto delle migliaia di agnelli immolati per routine consumistica in questi giorni non è che il pianto di tutti i milioni di vite innocenti che ogni giorno in modi diversi, da che mondo è mondo, vengono stritolate dal male. E quel pianto che si alza verso il cielo senza ottenere risposta, ci suggerisce forse che il passaggio, la vera liberazione — la vera Pasqua — è proprio questa. Sapere che Dio non è onnipotente, ma, come Agnello, condivide la stessa nostra disperata fragilità. E solo su quest'idea — sull'idea che condividiamo la fragilità, che le tue lacrime sono le mie e le Sue sono le nostre — si può immaginare un mondo che non scricchioli più sotto il delirio dell'onnipotenza ma che si incammini nella costruzione di una vera umanità.



ma come si fa ad essere insensibile al dolore di questi poveri esseri innocenti?????
non ci si può riempire la pancia seminando morte e paura!!!
ma perchè non vi rendete conto di tutto questo?
se foste voi al posto di questi innocenti cuccioli, sareste forse contenti di fare la loro fine?

diceva uno che era sceso sulla terra più di duemila anni fa:
NON FARE AGLI ALTRI QUELLO CHE NON VORRESTI VENISSE FATTO A TE!

ecco, basterebbe mettere in pratica questo UNICO Comandamento e la pace regnerebbe su questa maledetta Terra!
pensateci!...è inutile professarsi credenti e cattolici e poi ignorare l'unico comandamento valido!!!

p.s.: non mi stupirei se anche sulla tavola del papa, domani, ci sarà un piccolo agnello cucinato per bene!!

che controsenso la religione cattolica!!!
predicano il bene e poi mettono in pratica il male!!

dovrebbero imparare dai buddisti!!....almeno loro sono un po' più coerenti!!

scusate, ma in questo periodo sono un po' nervosetta!! :r86xqe_th.jpg:




venerdì 22 aprile 2011

Filastrocche di Gianni Rodari



Dall’uovo di Pasqua.Dall’uovo di Pasqua
è
 uscito un pulcino 
di gesso arancione

col becco turchino.

Ha detto:
”Vado,
mi metto in viaggio
e porto a tutti 

un gran messaggio!”

E svolazzando di qua e di là,

attraversando 
paesi e città

ha scritto sui muri,
nel cielo e per terra:

Viva la pace, abbasso la guerra

.






  • Il pulcino marziano.
    Ho visto, a Pasqua,
    sbarcare 
dall’uovo di cioccolato

    un pulcino marziano.

    Di certo il comandante

    di quell’uovo volante

    di zucchero e cacao

    con la zampa ha fatto ciao.

    E il gatto, per la sorpresa

    non ha detto neanche: “Miao”

  • domenica 17 aprile 2011




    che peccato che non ci sarà Nè pace e Nè amore per i poveri agnellini...
    per loro c'è solo paura, violenza e morte......

    alla faccia della SANTA(?????) PASQUA!!






    e per finire guardate qui, così spero che vi passerà la voglia di mangiare agnello!!



    è una vergogna che una religione che predica l'amore e la pace poi permetta queste inaudite violenze!!
    da questo si deduce che non è una religione vera!!!!
    una vera religione predica e soprattutto mette in pratica l'amore e la pace verso tutte le creature viventi!!!
    ogni forma di vita è sacra e merita il rispetto assoluto!
    gli animali soffrono e sentono paura come noi, non sono "esseri inferiori" di cui noi possiamo disporre a nostro piacimento!!

    :SIOUX23.gif: :SIOUX23.gif: :SIOUX23.gif: :SIOUX23.gif: :SIOUX23.gif:

    scusate lo sfogo, ma questa per me è solo una bella e pura ipocrisia....."fate quel che dico, ma non fate quel che faccio"...mai parole più esatte furono mai scritte!!!

    BUONA DOMENICA DELLE PALME!!!!

    sabato 16 aprile 2011

    Il valore del Tempo




    Per scoprire il valore di un anno, chiedilo a uno 
    studente che e' stato bocciato all'esame finale. 

    Per scoprire il valore di un mese, chiedilo a una 
    madre che ha messo al mondo un bambino troppo presto. 

    Per scoprire il valore di una settimana, chiedilo 
    all'editore di una rivista settimanale. 

    Per scoprire il valore di un'ora, chiedila agli 
    innamorati che stanno aspettando di vedersi. 

    Per scoprire il valore di un minuto, chiedilo a 
    qualcuno che ha appena perso il treno, il bus o l'aereo. 

    Per scoprire il valore di un secondo, chiedilo a 
    qualcuno che è sopravvissuto a un incidente. 

    Per scoprire il valore di un millisecondo, chiedilo 
    ad un atleta che alle Olimpiadi ha vinto la medaglia d'argento. 

    Il tempo non aspetta nessuno. 

    Raccogli ogni momento che ti rimane, 
    perché ha un grande valore. 
    Condividilo con una persona speciale, 
    e diventerà ancora più importante. 
    (anonimo)

    giovedì 14 aprile 2011


    Regala ciò che non hai... 

    Occupati dei guai, dei problemi
    del tuo prossimo.
    Prenditi a cuore gli affanni,
    le esigenze di chi ti sta vicino.

    Regala agli altri la luce che non hai,
    la forza che non possiedi,
    la speranza che senti vacillare in te,
    la fiducia di cui sei privo.
    Illuminali dal tuo buio.
    Arricchiscili con la tua povertà.

    Regala un sorriso
    quando tu hai voglia di piangere.
    Produci serenità
    dalla tempesta che hai dentro.
    "Ecco, quello che non ho te lo dono".
    Questo è il tuo paradosso.

    Ti accorgerai che la gioia
    a poco a poco entrerà in te,
    invaderà il tuo essere,
    diventerà veramente tua nella misura
    in cui l'avrai regalata agli altri.

    (Alessandro Manzoni)

    sabato 9 aprile 2011

    Non lamentarti


    Non incolpare nessuno,
    non lamentarti mai di nessuno, di niente,
    perché in fondo
    Tu hai fatto quello che volevi nella vita.

    Accetta la difficoltà di costruire te stesso
    ed il valore di cominciare a correggerti.
    Il trionfo del vero uomo
    proviene delle ceneri del suo errore.

    Non lamentarti mai della tua solitudine o della tua sorte,
    affrontala con valore e accettala.
    In un modo o in un altro
    è il risultato delle tue azioni e la prova
    che Tu sempre devi vincere.

    Non amareggiarti del tuo fallimento
    né attribuirlo agli altri.

    Accettati adesso
    o continuerai a giustificarti come un bimbo.
    Ricordati che qualsiasi momento è buono per cominciare
    e che nessuno è così terribile per cedere.

    Non dimenticare
    che la causa del tuo presente è il tuo passato,
    come la causa del tuo futuro sarà il tuo presente.

    Apprendi dagli audaci,
    dai forti
    da chi non accetta compromessi,
    da chi vivrà malgrado tutto
    pensa meno ai tuoi problemi
    e più al tuo lavoro.

    I tuoi problemi, senza alimentarli, moriranno.
    Impara a nascere dal dolore
    e ad essere più grande, che è
    il più grande degli ostacoli.

    Guarda te stesso allo specchio
    e sarai libero e forte
    e finirai di essere una marionetta delle circostanze,
    perché tu stesso sei il tuo destino.

    Alzati e guarda il sole nelle mattine
    e respira la luce dell'alba.
    Tu sei la parte della forza della tua vita.
    Adesso svegliati, combatti, cammina,
    deciditi e trionferai nella vita;
    Non pensare mai al destino,
    perché il destino
    è il pretesto dei falliti.



    (Pablo Neruda)

    giovedì 7 aprile 2011

    Buon pomeriggio!

    I 4 Accordi

    Gli esseri umani vivono in un perenne stato di sogno. 
    Sognano quando il cervello dorme, ma anche quando è sveglio. 
    Hanno saputo creare un grande sogno esteriore, il "sogno della società", costituito da innumerevoli sogni personali, familiari e di comunità. 
    Questo sogno esteriore possiede una grande quantità di regole che ci sono state inculcate fin dalla nascita. Abbiamo così imparato come comportarci in una data società, cosa credere, cosa è bene e cosa è male, bello o brutto, giusto o sbagliato.
    Non abbiamo scelto queste credenze e queste regole; ci siamo nati e le abbiamo apprese secondo un processo di "addomesticamento" in cui le informazioni sono passate dal sogno esteriore a quello interiore, andando a formare il nostro personale sistema di credenze. 

    A questo punto non c'è più bisogno di "istruttori" esterni, giacché diventiamo noi stessi i nostri giudici. 
    Tutto ciò che crediamo su noi stessi e sul mondo rientra in quel sogno interiore, che tuttavia ci è giunto dall'esterno e che ci impedisce di vederci per come siamo veramente.


    I QUATTRO ACCORDI:


    Primo Accordo - Sii impeccabile con la parola
    La parola è il modo in cui manifestiamo il nostro modo di pensare e le nostre emozioni. E' un vero proprio incantesimo che può essere di magia bianca o magia nera, in base all'intento e l'emozione o pensiero che stiamo esprimendo. Le parole possono cambiare la vita delle persone, guarirle o distruggerle.
    Ad oggi noi stiamo vivendo la nostra vita in base alla parole che ci sono state dette, dai nostri genitori, insegnanti, amici, etc..
    Le nostre credenze si basano sull'insieme delle opinioni, giudizi che abbiamo ricevuto fin da piccoli in relazione con il nostro comportamento e modo di pensare. Abbiamo ricevuto una programmazione attraverso le parole. Possiamo cambiarci nuovamente attraverso le parole.
     Iniziamo fin da subito ad essere compassionevoli e amorevoli con quello che diciamo, nei nostri confronti e verso gli altri... iniziamo ad essere impeccabili con la parola.

     Secondo Accordo - Non prendere mai nulla in modo personale
    Abbiamo detto, che tutto ciò che è esterno a noi è lo specchio di quello che siamo. Questo vale anche per gli altri. Quando una persona prova invidia, odio, gelosia, paura sta facendo del male a se stessa. Il comportamento che ne consegue è un atto verso se stesso.
    Noi non siamo responsabili dell'esistenza altrui. Qualunque critica o azione che riceviamo non è niente di personale.
    Non c'è niente di personale negli insulti che riceviamo, cosi come nei complimenti. E' solo compito nostro amarci ed accettarci, perchè nessuno può farlo per noi.
    Ognuno proietta ciò che deve risolvere in quella fase della vita ed interagisce con gli altri come fossero "specchi" del suo stato d'animo e "accordi" che ha preso con se stesso.

    Il giudizio di un'altra persona dipende dalle sue convinzioni (accordi), se crediamo o ci risentiamo a quello che ci viene detto, stiamo stipulando anche noi lo stesso accordo.

     Terzo Accordo - Non supporre nulla
    Non dobbiamo supporre nulla, ma essere sempre alla ricerca della verità.
    La maggior parte dei guai che ci creiamo nella nostra vita derivano dai "film" che ci facciamo. Tendiamo a dare per scontate molte cose. Preferiamo "leggere la mente" invece che chiedere.
    Le supposizioni sono un'enorme distrazione e perdita di tempo nella nostra crescita personale.
    Può succedere addirittura che si abbiano convinzioni per anni che si basano su pure supposizioni. Una supposizione può entrare nella nostra abitudine mentale e danneggiarci.
    Dobbiamo allenarci ed abituarci a non supporre mai nulla.

     Quarto Accordo - Fai sempre del tuo meglio
    Dobbiamo fare sempre del nostro meglio, nè più nè meno. Il nostro meglio cambia ogni volta, non è sempre uguale.

    (dal Web: Libro di Don Miguel Ruiz : "I 4 Accordi"- ed. Il Punto d'Incontro )

    sabato 2 aprile 2011

    Signori: Questo è il nucleare!

    Signori: Questo è il nucleare!

    decalogo "ENERGIA PULITA VS SCORIE ATOMICHE"



    10 RAGIONI PER SCEGLIERE BENE
    1. Il nucleare è molto pericoloso. Le rinnovabili no.
    Le tragedie di Cernobyl e Fukushima hanno dimostrato la pericolosità dell’atomo. L’incidente sovietico ha causato, e causerà ancora nel futuro, centinaia di migliaia di vittime. Cresce l’evidenza di leucemie infantili nelle aree vicino alle centrali nucleari.
    2. Il nucleare è la fonte di energia più sporca. Le rinnovabili la più pulita.
    Le centrali nucleari generano scorie. Le scorie a vita media rimangono radioattive da 200 a 300 anni, le scorie a vita lunga anche miliardi di anni. E non esiste ancora un sistema per la gestione in sicurezza nel lungo periodo. Gli impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile producono un livello prossimo allo zero di emissioni dannose per la salute e l’ambiente.
    3. Le rinnovabili producono occupazione 20 volte più del nucleare
    Gli obiettivi europei per le fonti rinnovabili e l'efficienza energetica, al 2020, valgono il triplo del piano nucleare di Enel in termini energetici e creerebbero almeno 200 mila nuovi posti di lavoro "verdi": 20 volte l’occupazione indotta dal nucleare.
    4. Gli investimenti in rinnovabili generano ricchezza, l’atomo costa troppo
    Gli incentivi pubblici alle rinnovabili – in costante calo - generano benefici netti che, per l’Italia, sono stimabili tra i 23,6 e i 27 miliardi di euro al 2020. I quattro reattori dell’accordo Berlusconi–Sarkozy costerebbero circa 30 miliardi di euro: per coprire, al più, il 10% della richiesta di elettricità prevista per il 2020.
    5. Il nucleare non è necessario, se si sceglie l’energia pulita
    Entro il 2020 le fonti rinnovabili, insieme a misure di efficienza energetica, sono in grado di produrre quasi 150 miliardi di kilowattora, circa tre volte l'obiettivo di Enel sul nucleare, tagliando drasticamente le emissioni di CO2.
    6. L’atomo è una falsa soluzione per il clima; le rinnovabili sono quella vera
    Anche raddoppiando la potenza nucleare attualmente installata entro il 2030, cosa che richiederebbe l’allaccio di un nuovo reattore alla rete ogni 15-20 giorni per 20 anni, si ridurrebbero le emissioni di CO2 di meno del 5%.
    7. Il nucleare non genera indipendenza energetica
    Se il nucleare dovesse tornare in Italia, continueremo a importare petrolio per i trasporti e diventeremo dipendenti dall’estero per l’Uranio e per la tecnologia, visto che il nuovo reattore EPR è un brevetto francese. 
    Il mercato e la ricerca sulle rinnovabili, in Italia, sono in forte espansione e il nostro territorio è ricchissimo di fonti “verdi”.
    8.Il nucleare è una risorsa limitata, le rinnovabili no.
    L'Uranio è una risorsa molto limitata destinata a esaurirsi in poche decine di anni. Nel caso venissero costruite nuove centrali, l'esaurimento delle risorse di Uranio si accelererebbe. La produzione di energia da fonti rinnovabili poggia su risorse potenzialmente infinite.
    9. Le energie rinnovabili sono un’opzione “democratica”, il nucleare no.
    Con le tecnologie fotovoltaiche ciascuno, potenzialmente, può produrre l’energia di cui ha bisogno a prezzi che si vanno abbattendo di anno in anno. Il nucleare, invece, è una tecnologia capital intensive che richiede enormi investimenti iniziali, di fatto nelle disponibilità di pochissime aziende al mondo.
    10. Il nucleare: più è lontano e minori sono i rischi
    Alcuni sostengono che il rischio nucleare c’è già, essendo l’Italia circondata da reattori. Sbagliato: anche se non è mai nullo, il rischio per le conseguenze di un incidente diminuisce al crescere della distanza dalla centrale. Le Alpi, come si è visto nel caso di Cernobyl, sono una parziale barriera naturale per l’Italia.
    GREENPEACE  http://www.greenpeace.org/italy

    venerdì 1 aprile 2011

    Complimenti Premier!!



    siamo proprio in buone mani!!

    I proverbi del Mese di Aprile



    - La prim'acqua d'aprile vale un carro d'oro con tutto l'assile.
    - Aprile, ogni giorno un barile.
    - La neve di gennaio diventa sale, e quella d'aprile farina.
    - Chi fila grosso, si vuol maritar tosto; chi fila sottile, si vuol maritar d'aprile.
    - A' cinque d'aprile, il cucco dee venire; se non viene a' sette o agli otto, o ch'è preso o che è morto.
    - La nebbia di marzo non fa male, ma quella d'aprile toglie il pane e il vino.
    - A' cinque d'aprile, il cucco dee venire; se non viene a' sette o agli otto, o ch'è preso o che è morto.
    - D'aprile ogni goccia un barile.
    - Alte o basse nell'aprile son le pasque.
    - D'aprile piove per gli uomini e di maggio per le bestie.
    - Aprile cava (o esce) la vecchia dal covile.
    - Chi pon cavolo d'aprile, tutto l'anno se ne ride.
    - D'aprile, va il villano e il gentile.
    - Aprile aprilone, non mi farai por giù il pelliccione.
    - Aprile fa il fiore e maggio si ha il colore.
    - Aprile e conti per lo più son traditori.
    - Aprile, esce la vecchia dal covile; e la giovane non vuole uscire.
    - Fidarsi alla buona stagione d'aprile, è come fare i conti innanzi l'oste.
    - Aprile carciofaio, maggio ciliegiaio.
    - Aprile e maggio son la chiave di tutto l'anno.
    - Gli uomini sono aprile quando fanno all'amore, dicembre quando hanno sposato.
    - Quando San Giorgio (23 aprile), viene in Pasqua, per il mondo c'è gran burrasca.
    - L'acqua d'aprile, il bue ingrassa, il porco uccide, e la pecora se ne ride.
    - A San Marco (25 aprile) il baco a processione. San Marco evangelista, maggio alla vista.
    - D'aprile non ti scoprire.
    - Aprile temperato non è mai ingrato.
    - Aprile, dolce dormire.
    - Marzo alido, aprile umido.
    - Aprile suol esser cattivo da principio o al fine.



    La tradizione del pesce d'aprile, seguita in diversi paesi del mondo, consiste in uno scherzo da mettere in atto il 1º aprile. Lo scherzo può essere anche molto sofisticato e ha lo scopo di creare imbarazzo nelle vittime, in altri casi è solo un sistema per divertirsi fra amici.
    Le origini del pesce d'aprile non sono note, anche se sono state proposte diverse teorie. Si considera che sia collegato all'equinozio di primavera, che cade il 21 marzo. Prima dell'adozione del Calendario Gregoriano nel 1582, veniva osservato come Capodanno da diverse culture, distanti come l'antica Roma e l'India. Il Capodanno era in origine celebrato dal 25 marzo al 1º aprile, prima che lariforma gregoriana lo spostasse indietro al 1º gennaio. In seguito a ciò, secondo una prima versione sull'origine di questa usanza, si creò in Francia la tradizione di consegnare dei pacchi regalo vuoti in corrispondenza del 1º di aprile. Il nome che venne dato alla strana usanza fu poisson d'Avril, per l'appunto pesce d'aprile.
    Ma dato che l'usanza è un po' comune a tutta l'
    Europa, alcuni studiosi sono andati un pochino più indietro nel tempo e hanno ipotizzato come origine del pesce d'aprile l'età classica, ed in particolare hanno intravisto sia nel mito di Proserpina che dopo essere stata rapita da Plutone, viene vanamente cercata dalla madre, ingannata da una ninfa, sia nella festa pagana di Venere Verticordia alcune possibili comunanze con l'usanza attuale.
    Diversi mezzi di comunicazione di massa hanno deliberatamente o involontariamente diffuso in molti paesi diversi pesci d'aprile (per gli inglesi April fool's day, per i tedeschi Aprilscherz). Persino giornali e televisioni considerate serie considerano il primo aprile un giorno in cui è lecito far passare per informazione corretta bufale anche notevoli. Ogni anno in questo giorno compaiono delle notizie vere che poi si rivelano false.